L’industria della moda guarda all’economia circolare come ad un meccanismo molto efficiente. A monte, l’ideazione e l’utilizzo di tessuti sempre più green. A valle, un riuso o riciclo dei capi esausti. In mezzo, un’attenzione a quel cliente che oramai sempre più spesso sceglie capi di aziende che, nelle fasi di produzione, tengano conto anche della cosiddetta “impronta ambientale”.
Il 2017 è stato l’anno in cui oltre il 75% delle aziende della moda – soprattutto del segmento “mid-price” – hanno migliorato di 6 punti percentuali la propria impronta ambientale. Certamente ci sono ancora molti passi in avanti da fare, ma la strada giusta è stata intrapresa. A metà maggio, durante il Copenhagen Fashion Summit, le più grandi imprese della moda hanno sottoscritto un “patto” per sviluppare nuovi modelli di business basati sulla “seconda vita” degli abiti.
Negli ultimi anni stanno aumentano i brand che dichiarano di utilizzare materiali second life o che sostengono iniziative di up cycling posizionando nei punti vendita contenitori in cui il consumatore può consegnare i propri capi dismessi in cambio di buoni sconto sugli acquisti. Anche la sfera della “manutenzione” dei prodotti di lusso può generare un nuovo business, ne è convinto Andrea Buraschi, docente di Economia e Finanza all’Imperial College di Londra. Ci sono aziende come la BCorp Patagonia, che offre nei propri punti vendita una postazione di sartoria che ripara i capi di abbigliamento, anche di altri marchi. Questo è solo uno dei tanti casi che dimostrano come sia possibile valorizzare ciò che una volta era considerato un rifiuto e far nascere nuovo business.
Secondo la prof.ssa Aurora Magni, docente di Sostenibilità dei Sistemi Produttivi presso l’Università LIUC, una cosa è adottare strategie di riuso, altra è riciclare. Nuovi scenari si aprono anche sulla fase di raccolta: la differenziata per la frazione tessile potrebbe passare da iniziative perlopiù gestite da enti privati a un’operazione sistematica. Infatti, il modello economico del riuso e riciclo per decollare ha bisogno di un sistema misto pubblico e privato. I Governi – che hanno il grande problema di gestire, controllare e limitare i rifiuti – dovrebbero regolamentare il comparto in modo tale da favorire la nascita di nuove imprese.