Si chiama “Holly” ed è il primo esempio di mascherina made in Italy riutilizzabile. Se quella combattuta contro il coronavirus “è una guerra” c’è un’altra battaglia che si sta combattendo intorno ai dispositivi di protezione individuale (DPI): quella commerciale. A fronte delle enormi difficoltà riscontrate per gli acquisti e le importazioni, pochi giorni fa il commissario straordinario per la gestione dell’emergenza, Domenico Arcuri, si è appellato alle aziende italiane affinché convertano i propri impianti per produrre mascherine.
Un invito che Pier Maurizio Pasini, imprenditore di Castelnuovo Scrivia nell’alessandrino, non ha lasciato cadere nel vuoto. Ha infatti deciso di riadattare la vena creativa della pelletteria di famiglia per supplire alla carenza di DPI nel territorio. E’ così che è nata Holly, una mascherina realizzata in EVA espansa (una schiuma sintetica atossica, anallergica e idrorepellente) che non è solo in grado di adattarsi perfettamente al viso, ma è anche lavabile, igienizzabile e riutilizzabile all’infinito; ciò grazie a un filtro interno in tessuto non tessuto, sostituibile al termine dell’utilizzo. La sua è una storia che parte da lontano perché, spiega l’imprenditore, da anni l’azienda lavora al progetto Shatterproof, un packaging riutilizzabile per trasportare le bottiglie. In questo caso “Holly” è un “parente” diretto di quest’ultima sperimentazione, nell’ambito di un processo industriale in parte già dotato di macchinari adeguati (come quelli per il taglio computerizzato e per la cartotecnica) e che in parte andrà adattato, con un investimento non indifferente.
Nella confezione della mascherina ci sarà un kit di 30 filtri monouso e, una volta esauriti, si potrà acquistare una scatola di “ricambi”. Pier Maurizio Pasini afferma “Siamo al lavoro con un istituto di Verbania per ottenere ben 6 certificazioni, a fronte delle 4 richieste dal Ministero della Salute. Arriveranno a breve, e noi partiremo con la produzione con l’obiettivo di iniziare la commercializzazione i primi giorni di aprile”.
E’ stata già consegnata gratuitamente una prima partita ai volontari Avis di Valenza e, a stretto giro, altre 5.000 verranno consegnate all’Amministrazione comunale di Castelnuovo Scrivia. Dal Piemonte arriva una risposta concreta al problema del fabbisogno italiano, che supera i 90 milioni di dispositivi al mese, ma per colmare il gap servirà lo sforzo di tante altre realtà industriali italiane, pronte a mettersi in gioco.