Ogni secondo l’equivalente di un camion della spazzatura colmo di tessuti viene portato in discarica o bruciato. Se non si interviene rapidamente, entro il 2050 l’industria della moda consumerà un quarto del bilancio mondiale del carbonio.
Secondo i dati del report di Ellen McArthur Foundation, gli abiti rilasciano mezzo milione di tonnellate di microfibre nell’oceano, equivalenti a più di 50 miliardi di bottiglie di plastica. Le microfibre sono molto difficili da eliminare e possono entrare nella catena alimentare.
Ridisegnare il futuro della moda in ottica circolare e sostenibile è una visione ambiziosa ma possibile. Già molte aziende, soprattutto nel settore dell’abbigliamento per l’outdoor, più sensibili ai temi della sostenibilità, hanno accettato la sfida di un nuovo modello industriale in grado di produrre capi sostenibili senza dover rinunciare alle performance tecniche.
Ad esempio, l’americana PrimaLoft ha sviluppato un tessuto sintetico in fibre biodegradabili riciclate al 100%. La biodegradazione, molto veloce, avviene solo in determinate condizioni ambientali: le fibre si disgregano quando esposte ad ambienti come discariche e oceani perché questo processo rende le fibre più attrattive nei confronti dei microbi naturali degli ambienti anaerobici. I microbi smaltiscono le fibre in maniera più rapida, restituendo così il materiale a madre natura.
Ci sono, invece, marchi come Patagonia che, oltre a promuovere la riparazione dei capi, hanno impostato la produzione quasi interamente su materiali riciclati per arrivare a realizzare un GORE-TEX 100% riciclato, per produrre il quale, oltre al poliestere riciclato, vengono utilizzate anche bottiglie di plastica.
La Polartec, pioniera nel campo della produzione di tessuti da plastica riciclata, ha sviluppato una nuova tecnologia per ridurre la dispersione di microfibre nell’ambiente durante la vita dei capi (soprattutto durante i lavaggi) ed ha così ottenuto il riconoscimento dalla World Textile Information Network come “migliore tessuto innovativo sostenibile”.
La torinese Quagga realizza giacconi impermeabili recuperando bottiglie di plastica. In particolare il PET, dimostrando che è possibile ottenere il comfort e le caratteristiche del cotone utilizzando fibre ottenute dal riciclo di materie plastiche.
Questa transizione verso i tessuti riciclati riduce la nostra dipendenza dal petrolio per produrre nuovi materiali e aiuta ad evitare che i rifiuti finiscano in discarica.
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