In Italia dal 4 maggio è cominciata la cosiddetta fase 2 dell’emergenza coronavirus. Durante questo periodo sarà possibile uscire di casa, ma occorrerà anche munirsi di mascherine. Si stima che per sostenere il fabbisogno nazionale di mascherine, essendo per la maggior parte una protezione usa e getta, ne serviranno almeno 130 milioni al mese. Visti i numeri, in molti si sono chiesti se una tale spesa a lungo termine possa essere realmente sostenibile, sia in termini economici che ambientali. Due giovani italiani – Giovanni Gallo e Salvatore Cobuzio – hanno risposto alla domanda presentando la loro nuova startup iMask con sede a Siracusa con la quale hanno ideato mascherine riutilizzabili all’infinito ed eco-sostenibili.
100% made in Italy, le mascherine sono composte da tre parti: il corpo principale, realizzato in gomma termoplastica anallergica in grado di adattarsi alla forma del viso; il filtro FFP3 sostituibile; la cartuccia che contiene il filtro, evitando così il contatto con la pelle e garantendo una maggiore sicurezza. Non ha bottoni o chiusure, ma un sistema regolabile simile a quello delle maschere da sub. Il progetto tiene conto dell’impatto ambientale. Infatti, gli ideatori, che hanno depositato tre brevetti internazionali e tutte le certificazioni necessarie, garantiscono che iMask è utilizzabile all’infinito. Può essere lavata e sterilizzata, mentre il filtro, garantito per un mese, è sostituibile.
La start up siciliana ha brevettato una mascherina FFP3 in grado di mettere insieme sicurezza, convenienza e sostenibilità. Le mascherine, infatti, sono state ideate proprio pensando all’ambiente e per ridurre il consumo delle mascherine usa e getta, limitando così il problema dello smaltimento dei prodotti monouso. Secondo Salvatore Cobuzio, co-fondatore e CEO di iMask: “Una fabbrica risparmierebbe più dell’800 per cento in mascherine rispetto a quelle usa e getta che si trovano ormai ovunque e che pesano non solo sulle finanze di chi le consuma ma anche in relazione all’inquinamento prodotto”.