“Recuperare” è diventata la parola d’ordine di una crescente cultura della sostenibilità, ma è anche un’esigenza perché, con la crisi, sprecare è diventato un verbo che si coniuga sempre più di rado. E allora un dato su cui riflettere: se non ci fosse la plastica (spesso riciclata) un’auto peserebbe un paio di quintali in più. Lo stesso, facendo le dovute proporzioni, vale per una moto, un camion, un bus. E questo, se si considerano le ricadute su consumi ed emissioni inquinanti non è proprio un dettaglio. Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Oggi grazie al recupero delle materie plastiche prendono (riprendono) corpo oggetti che fanno parte della nostre abitudini quotidiane. Praticamente quasi tutto. Piatti, bicchieri, forchette, componenti dell’industria automobilistica, parti di motociclette, mobili, elettrodomestici, tubi, abiti, giacche a vento, vasi, borse, valigie, scarpe, contenitori per alimenti, pellicole per i film, pannelli isolanti per l’edilizia. Un elenco quasi infinito che è destinato con le nuove tecniche di recupero e di trasformazione ad allungarsi di giorno in giorno.
Antonello Ciotti presidente di COREPLA, il Consorzio per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, sottolinea che per salvare il mondo dall’inquinamento da plastica siamo sulla buona strada. Ma si può fare ancora molto e tutti possono dare il proprio contributo. Ciotti è ottimista per il futuro. Basti pensare che quando il COREPLA fu istituito nel 1997 raccoglieva meno di due chili di plastica per abitante all’anno. Oggi siamo arrivati a una media di 17, con punte di 25 chili in Veneto. E se nel 2003 sapevamo distinguere 5 tipi di plastica, oggi riusciamo a separare 15 materiali diversi.
Grazie allo sviluppo delle tecnologie e dei macchinari per il riciclo, dagli anni ’90 la scommessa nel nostro Paese è stata quella di recuperare la plastica dopo il consumo e avviarla al riciclo. Il processo di riciclo consiste in una sequenza di operazioni – in generale di macinazione, lavaggio e vari stadi di asportazione delle frazioni indesiderate – cui si aggiunge in molti casi il processo di granulazione. I risultati di questo processo sono costituiti dalla Materia Prima Secondaria (MPS) o End of Waste, pronta per essere immessa in un nuovo processo produttivo. Le tecnologie di riciclo a disposizione permettono oggi di ottenere MPS con caratteristiche pressoché equivalenti al polimero vergine. Il riciclo dei polimeri è prevalentemente un riciclo “aperto”, ovvero solo in alcuni casi si torna a realizzare il manufatto originale, ma più spesso si realizza qualcosa di diverso. Le MPS a matrice poliolefinica trovano vasto impiego nella realizzazione di manufatti per l’edilizia (tubi, interruttori, canaline, ecc), per l’arredamento (componenti per sedie e mobili), per l’automotive (vari componenti stampati), per l’agricoltura (tubi per irrigazione, vasi) e in alcuni casi tornano a essere imballaggi (cassette e flaconi per detersivi e detergenza domestica, pallet).