La riconversione è partita da Porto Marghera ed è arrivata a Gela, con un investimento di oltre 350 milioni di euro il colosso petrolchimico nazionale punta su tecnologie d’avanguardia per produrre biocarburanti di alta qualità con materie prime seconde, come oli vegetali esausti e di frittura, grassi animali e altri sottoprodotti di scarto provenienti dal settore domestico, industriale e della ristorazione.
Le bioraffinerie di Eni permettono di ridurre le emissioni inquinanti di oltre il 70% rispetto al ciclo produttivo tradizionale.
Entro il 2021 un ulteriore upgrading degli impianti permetterà di aumentare la quota di oli esausti gestiti, consentendo di ridurre la quantità di questi sottoprodotti del consumo domestico ed industriale che spesso vengono smaltiti erroneamente attraverso gli scarichi fognari, con grave danno per le falde acquifere e per i depuratori urbani.
Un processo virtuoso di valorizzazione di rifiuti come gli oli alimentari esausti, peraltro sempre più conveniente per chi li raccoglie dato che possono arrivare a valere tra 180 e 400 euro a tonnellata.