Il modello green economy sviluppato in Italia è un benchmark perché è capace di incrociare innovazione, qualità e bellezza dando forza all’economia e al Paese secondo una logica inclusiva. Infatti la green economy può essere, in questi anni difficili, una delle migliori risposte alla crisi, una coraggiosa e vincente evoluzione di sistema avviata dal «basso» che si basa su investimenti e produce lavoro.
A conferma di questa visione ci sono le migliaia d’imprese che negli ultimi cinque anni hanno investito nella green economy e l’ulteriore dato per cui il 2019 è stato un anno record per gli eco investimenti. Tutti segnali di crescita, come la statistica relativa al 2018, in cui l’occupazione green è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità. Dati certificati dall’ultimo report GreenItaly che restituiscono una fotografia eloquente: l’economia circolare è parte del presente, ma soprattutto si sta andando a prendere il futuro.
La transizione energetica, in particolare, si concretizzerà grazie ai provvedimenti e alle indicazioni che provengono dal “Green new deal” del Conte-bis, deciso a promuovere la rigenerazione urbana e la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle rinnovabili, con l’occhio rivolto anche alla protezione della biodiversità e dei mari nonché alla lotta ai cambiamenti climatici.
Si tratta di un impegno che traspare dalle parole e dai fondi a disposizione. Infatti da gennaio 2021 il Comitato interministeriale per la programmazione economica, il Cipe, diventerà Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess). Si tratta di un passaggio importante perché non è solo simbolico ma sta a testimoniare un cambio di passo. Una strategia nazionale che, ovviamente, non può che coordinarsi con il Green New Deal europeo: il pacchetto di azioni da realizzare entro il 2050, voluto dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, prevede di ridurre le emissioni inquinanti e adottare modelli di economia circolare per portare l’Europa entro il 2030 all’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2 ed entro il 2050 alla Carbon neutrality.