Nel 2019 è stata prodotta una quantità di rifiuti elettronici ed elettrici pari al peso di 350 navi da crociera, il che tradotto in cifre significa 53,6 milioni di tonnellate (Mt). È quanto emerge dal Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, rapporto sui Raee gettati nella spazzatura in tutto il globo della Global E-Waste Statistics Partnership. Il continente con la quota più alta (24,9 milioni di tonnellate) è l’Asia, mentre l’Europa detiene la maggiore quantità di scarti tecnologici pro capite (16,2 kg) con l’Italia sopra la media (17,2 kg a testa) è tra i maggiori produttori del Vecchio Continente.
Quello che, attualmente, preoccupa di più è la bassa percentuale di Raee raccolti e riciclati secondo procedure regolamentate e la rapidità con cui si sta registrando un aumento costante della produzione mondiale d Raae dal 2014 in poi. Si tratta di una crescita che va di pari passo con consumi di tecnologia sempre più elevati dovuti ai cicli di vita sempre più brevi dei dispositivi, per effetto dell’obsolescenza programmata e dalle scarse possibilità di riparazione degli strumenti guasti.
Se non cambia nulla, le proiezioni effettuate stimano che entro il 2030 si arriverà a generarne oltre 74 milioni di tonnellate. La frazione maggiore di scarti elettronici registrati nel 2019 è costituita principalmente da apparecchiature di piccole dimensioni (17,4 Mt), apparecchiature di grandi dimensioni come lavatrici e asciugatrici (13,1 Mt) e apparecchiature di scambio di temperatura, ad esempio frigoriferi e condizionatori (10,8 Mt). Sono questi ultimi ad avere avuto il più alto tasso di crescita (+7%) rispetto al 2014.
Siamo di fronte ad una vera emergenza perché l’82% dei rifiuti elettronici è fuori dal riciclo regolamentato: 44.3 milioni di tonnellate continuano a sfuggire ai processi di raccolta e recupero documentati. Ciò provoca evidenti conseguenze sull’ambiente.
I rifiuti elettronici sono però anche una miniera di materiali preziosi, così come li definisce il Global E-waste Monitor, da rivalorizzare attraverso l’economia circolare. Nella maggioranza di questi scarti, infatti, è possibile recuperare metalli di grande valore come oro, argento, rame e ferro da utilizzare come materia prima seconda in nuovi cicli produttivi. Se tutti i rifiuti globali venissero sottoposti a questo trattamento, la stima salirebbe a ben 57 miliardi di dollari, cifra superiore al Pil di molti Paesi.
Per risolvere questo problema occorre adottare politiche di riciclo ben precise. Il report segnala che attualmente sono solo 78 i Paesi che si sono dotati di una legislazione adeguata in materia. Seppur in crescita il numero è ancora lontano dall’obiettivo del 50% dei Paesi con politiche definite fissato dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU). I fronti su cui lavorare sono soprattutto quelli dell’obsolescenza programmata e della riprogettazione delle tecnologie.
(rif: https://www.corriere.it/tecnologia/20_luglio_06/rifiuti-elettronici-2019-oltre-50-milioni-tonnellate-crescono-tre-volte-piu-veloce-popolazione-150afb58-bf6d-11ea-84bc-345fb2bcafbe.shtml)