L’attuale scenario pandemico da Covid-19 ha reso ancora più attuale l’urgenza di spingere nella direzione dell’economia circolare. Il “Nuovo piano d’azione per l’economia circolare” della Commissione europea, fa ben capire come il percorso che va dalla produzione e finisce in discarica non è più sostenibile, né dal punto di vista ambientale né economico. Serve una trasformazione profonda, che riguarda settori, materiali, tecnologie e processi diversi che non può essere solo “circolare” ma deve diventare “multicircolare”.
Una visione industriale di lungo termine focalizzata sull’uso consapevole delle risorse. Non solo gestione efficiente dei rifiuti, ma anche del ciclo idrico e della produzione di calore. Legno, plastica, energia, acqua: tutto può avere una seconda vita. Questa, è la visone di Iren, società multiutility italiana con sede a Reggio Emilia, impegnata su questi temi fin dalla nascita, che risale a dieci anni fa.
Il Gruppo ha nel suo Dna una visione industriale focalizzata sull’uso responsabile ed efficiente delle risorse, confermato anche dai 3,7 miliardi di investimenti previsti al 2025, di cui 2 miliardi attribuibili alla “multicircle economy”, ovvero risorse idriche, gestione dei rifiuti e resilient cities. Dalla visione e dalla dotazione impiantistica eco-friendly sono nati diversi progetti di economia multicircolare pulita e sostenibile:
- di legno in legno: l’impianto di Vercelli produrrà pallet da scarti del legno. Consentirà quindi il totale recupero del legno, che potrà “tornare all’origine” ed essere riutilizzato. Si tratta del primo caso in Italia (e tra i primi in Europa) che utilizzerà questo tipo di tecnologia, evitando così il taglio di 115 mila alberi all’anno;
- plastica, mix circolare: con l’acquisizione dell’impianto di riciclo plastica I.Blu, Iren è in grado di aumentare del 60% i rifiuti trattati chiudendo, con produzione di materie prime e seconde, l’intero ciclo della gestione e diventando leader nazionale nella selezione plastiche COREPLA e nel recupero delle plastiche di scarto;
- dagli scarti al bio-carburante: punta a trasformare il biogas derivato dal fango di depurazione per convertirlo in biometano, grazie ad un intervento di upgrading industriale che permette di ottenere un gas adatto all’immissione in rete, del tutto simile al gas naturale;
- l’acqua “riciclata” come un torrente di montagna: il depuratore di Mancasale è operativo dal 2016 e l’impianto ripulisce le acque reflue civili e industriali di Reggio Emilia recuperando 4-5 milioni di metri cubi l’anno di acque che hanno caratteristiche idonee per le coltivazioni agricole di qualità, tipiche del territorio emiliano.
Un esempio di multicircolarità avanzata quello di Iren, che potrebbe essere presto seguito da tante altre aziende che vedono nella Green Econonomy un driver di sviluppo.