Non si tratta più di fantascienza come avveniva nel film “Ritorno al futuro” in cui la famosa Delorean era alimentata da bucce di banana, ma alle porte di Torino e per l’esattezza a Carmagnola, dove è nata la prima stazione di rifornimento di biometano, carburante composto da gas naturale ottenuto dai rifiuti: dagli scarti agricoli, dal Forsu (il residuo organico) e da deiezioni animali. A fare il pieno di economia circolare ci ha pensato l’insegna torinese Blu, gruppo Rete Spa, che si propone sul mercato come il primo «benzinaio» senza benzina che riempie i serbatoi di carburanti sostenibili.
La società guidata da Teseo Bastia ha già installato 5 impianti LNG (gas naturale liquefatto) destinati al rifornimento dei tir per l’autotrasporto, attualmente dislocati tra Piemonte e Lombardia. Grazie poi ad un accordo con Edison, il biometano sarà disponibile anche per le vetture e i veicoli commerciali a gas naturale. L’obiettivo come spiega Marco Lucà, executive business manager di Blu & green mobility che segue in prima persona lo sviluppo del progetto, “è creare una rete di impianti a biometano sul territorio perché è il carburante più ecologico in circolazione”. Si tratta di una soluzione più ecologica delle vetture elettriche perché, sempre come sottolinea Lucà «il metano non emette particolato. Produce comunque Co2 ma in formato ridotto, meno del 20% rispetto a un carburante tradizionale, e nella sua versione bio andiamo a riciclare rifiuti e prodotti di scarto. Perciò l’impronta ecologica è inferiore a quella di una vettura elettrica che comunque ha bisogno di batterie al litio che non sono infinite e diventano prima o poi rifiuti». Attualmente il parco vetture a metano in Italia è il più grande in Europa pur restando limitato a circa il 2% del totale delle auto circolanti. Va tenuto anche in considerazione che l’Italia ha il primato europeo sullo sviluppo di veicoli che viaggiano a gas. Basti pensare ai camion di Iveco, come gli Stralis, primi nel mondo a portare a bordo la tecnologia LNG, e alle vetture (Panda, Doblò e Cubo) alimentate a gas di casa Fiat Chrysler.
Per il futuro la società torinese Blu ha in progetto di coinvolgere le aziende agricole del territorio per creare impianti di gas autoprodotto e immediatamente servito ai clienti. Il valore aggiunto di questo progetto industriale risiede nel processo di economia circolare che prevede il riutilizzo di scarti e rifiuti abbattendo la CO2 e il particolato. Che questa sia la strada corretta se ne sono accorti anche i big della grande distribuzione che hanno fissato un’agenda green nei rispettivi piani industriali. Ciò equivale a dire che la logistica e le consegne di questi gruppi saranno sempre più «green» perché il prossimo pieno potrebbe a tutti gli effetti essere fatto di mais e verdure.